Il nuovo documentario di Michael Moore sta raccogliendo pesanti critiche. Ultime voci autorevoli che si uniscono al coro sono Jacobin e George Monbiot sul Guardian. Noi abbiamo visto il documentario e abbiamo apprezzato l’invito alla decrescita più che alla ricerca di improbabili soluzioni tecnologiche ancora da verificare, ma il film è stato anche accusato di approssimazione e di sostenere argomentazioni divisive del movimento ecologista provenienti da vecchie tesi di destra. Oggi Monbiot esplicita la critica alla tesi dell’overpopulation: in effetti “We really have got to start dealing with the issue of population … without seeing some sort of major die-off in population, there’s no turning back.” è un argomento scivoloso e Monbiot argomenta bene perché è una mossa sbagliata che strizza l’occhio a tesi razziste. Invece non mi colpisce sulla critica alle rinnovabili ove si schiera con la schiacciante maggioranza che non osa mettere in discussione le possibilità della green economy. C’è molto materiale, che ne pensate?
Per vedere come funziona, vai al tuo sito pubblicato.
Cerca
7 mag 2020
· Modificato il: 7 mag 2020Le critiche al nuovo film di Michael Moore: tra decrescita, sovrapopolazione, green economy
Le critiche al nuovo film di Michael Moore: tra decrescita, sovrapopolazione, green economy
3 commenti
Io ho visto il film e l'ho trovato molto interessante per le critiche che solleva verso le false soluzioni di un certo "ecologismo" mainstream, assolutamente compatibile con il "business as usual" dell'attuale modello di società.
Michael Moore ha il merito (finalmente) di andare in profondità, oltre il "rinnovabile è bello" e svelare non solo gli interessi ma anche i possibili rischi di soluzioni tecnologiche fortemente impattanti e dalla dubbia efficacia.
Michael Moore vuole dirci che senza un reale cambio di paradigma economico non potrà mai esserci soluzione alla crisi ecologica e climatica. Senza una riduzione di quanto produciamo e quanto consumiamo, alcuna soluzione rinnovabile sarà sufficiente.
Il film ci costringe a un bagno di realtà: alla crescita infinita non è possibile contrapporre nessuna soluzione tecnologica. Anche quella considerata più "green" alla prova della necessità di aziende e governi di avere profitti e PIL in crescita, si tramuta in strumento di devastazione.
Così anche la questione della sovrappopolazione, viene affrontata nel film con la stessa lente d'ingrandimento: la specie umana non può crescere all'infinito.
Sorprende che qualche ecologista non condivida questo punto.
Se è vero che il Pianeta è finito, limitato, confinato (qualche dubbio?), come si può sostenere la crescita infinita di una specie vivente sulle altre? E in generale come si può sostenere la crescita infinita del consumo di energia e della produzione di merce?
Ebbene il film tocca i nervi scoperti di chi ancora non vuole fare i conti con le contraddizioni dell'ideologia della Crescita, di chi ancora resta ancorato ai termini di quantità piuttosto che qualità, di chi ancora crede che possano nascere soluzioni dal problema.
E il problema ha un nome, si chiama Capitalismo e solo uno sviluppo (non crescita!) programmato, pianificato, regolato dell'intera civiltà umana, basato sull'Eros più che sul Habere, sarà compatibile e sostenibile nei limiti imprescindibili della Terra.
Per la nostra cultura "del dominio" nella quale siamo immersi (quella bianca, occidentale e borghese) una verità difficile da accettare.
Anche da molti "ecologisti".
green energy is 'not going to save us, it's actually going to kill us faster'
In tutti gli interventi le critiche al documentario sono incentrate sul modo in cui viene affrontato l'uso delle energie sostenibili: pannelli solari, pale eoliche, macchine elettriche, biomasse, che sono il punto di forza del Green New Deal, in USA e altrove. Chi lo stronca indignato sostiene che siano state usate argomentazioni vecchie e poco fondate.
Tuttavia queste critiche stesse si perdono nel nulla quando accusano Moore di negazionismo dimenticando che l'assunto di tutto il filmato è che il capitalismo senza limiti e la sua follia di crescita infinita su un pianeta finito è ciò che ci sta portando verso l'estinzione. Veramente ardito definire negazionista climatico chi sostiene questa ipotesi. Qualcuno ha osservato che l'autore vorrebbe un mondo troppo perfetto.
Molti si meravigliano che il film butti giù tutti questi meravigliosi progressisti che si mascherano di verde e non se la prenda con la Thunberg, quando i FFF sostengono più o meno la stessa cosa del documentario.
Tra le altre cose si nota anche come, mentre i commenti sulla sovrapopolazione si potevano fare facilmente alla fine degli anni '60, quando questo era un problema anche della parte del mondo più sviluppata, ora le cose sono cambiate e il discorso si fa più complesso, ma è certo che dagli anni '60 le cose non sono certo migliorate e parlarne con i giusti criteri non è sbagliato per principio, non necessariamente è reazionario e razzista. Ignorare il problema ci accompagna per mano verso il collasso della specie.
E poi, quanto è difficile non dare credito alla fusione di certo ambientalismo con il capitale più bieco e mortifero? I Gore i Musk i Lehman etc. non fanno pensare esattamente alla salvezza del pianeta nel guardarli perseguire i loro guadagni.
Non mancano commenti che hanno capito perfettamente cosa Moore voglia dire.
Direi che se si segue il documentario con attenzione proprio i rilievi che gli vengono fatti fanno pensare che sia invece molto vero quello che si vuole mostrare e che troppi interessi sono ormai aggregati dietro il 'nuovo accordo verde'
https://reneweconomy.com.au/michael-moores-planet-of-the-humans-a-reheated-mess-of-lazy-old-myths-95769/
https://www.metrotimes.com/news-hits/archives/2019/08/08/michael-moore-backed-doc-planet-of-the-humans-explores-alternative-energy
https://energynow.ca/2020/04/watch-michael-moores-much-needed-documentary-planet-of-the-humans-looks-at-the-ugly-truths-about-renewable-energy/
https://www.vogue.co.uk/arts-and-lifestyle/article/michael-moore-planet-of-the-humans
https://www.realclearpolitics.com/video/2020/04/21/michael_moore_presents_planet_of_the_humans_documentary_we_are_losing_the_battle_to_stop_climate_change.html
https://www.vox.com/2020/4/28/21238597/michael-moore-planet-of-the-humans-climate-change
https://blog.ucsusa.org/john-rogers/movie-review-michael-moores-planet-of-the-humans-traffics-in-myths-errors-and-dangerous-misdirection
https://www.cbc.ca/news/business/planet-humans-michael-moore-economics-1.5549693
https://www.thewrap.com/planet-of-the-humans-film-review-michael-moore-joe-gibbs-earth-day-doc/
https://www.forbes.com/sites/robertbryce/2020/04/23/michael-moores-planet-of-the-humans-skewers-renewables-delivers-same-old-anti-human-malthusianism/
https://www.thenation.com/article/environment/planet-humans-film-moore/
https://www.theguardian.com/film/2020/apr/22/planet-of-the-humans-review-environment-michael-moore-jeff-gibbs
Comunque è certo che il documentario sta alzando il livello di discussione sulle rinnovabili, e questo è un bene perché analisi più approndite - pure del film che realmente non è tanto accurato - servono a sfatare falso miti positivi sull’energia green e a essere realisti su obiettivi urgenti e migliori strade per raggiungerli. Che potrebbero passare per quella riduzione che non deve essere un tabù. Io invece ho proprio la sensazione che negli Stati Uniti, in particolare, decrescita = socialismo = il male, ma proprio per dei pregiudizi consustanziali all’essere americani, che preferiscono inseguire miti di progresso tecnologico invece di fare la cosa più semplice, ridurre. In questo noi europei secondo me siamo più inclini. E poi ci sono i brics, che rivendicano il diritto allo sviluppo, e lì c’è un altro nodo. Sul sovrappopolamento invece non è semplice come la metti tu, Marco. Noi più che crescere perché facciamo figli cresciamo perché campiamo a lungo: e questo dà la cifra di come il problema sia un problema di ricchezza. Chiedere ai paesi in via di sviluppo di fare meno figli è lo stesso di chieder loro di crescere meno, l’occidente parte sempre con un vantaggio, ci scontriamo con un problema di equità. Nessuno chiede a noi di essere meno anziani o avere meno patrimonio accumulato. Non so se si capisce il paragone.